INQUADRAMENTO PSICODIAGNOSTICO
Il primo passo per affrontare e risolvere un problema è quello di analizzarlo per capire come si manifesta, quando ha avuto origine, come si è evoluto nel tempo, qual è la storia della persona che lo porta, quali le sue risorse personali e sociali. L'inquadramento psicodiagnostico è finalizzato ad ottenere una descrizione il più possibile dettagliata della situazione e viene effettuato sia attraverso il colloquio clinico che con l'ausilio di questionari specifici. Costituisce una necessaria premessa agli interventi di sostegno psicologico e di psicoterapia, ma può essere effettuato anche per ottenere una "fotografia" del quadro clinico attuale e passato (in associazione ad una dettagliata raccolta anamnestica) ai fini di richiesta di un parere di parte.
Inoltre, in collaborazione con la dott.ssa Cristina Porrato, la dott.ssa Boveri effettua valutazioni psicodiagnostiche finalizzate a stabilire l'idoneità psicologica agli interventi di chirurgia bariatrica.
PSICOTERAPIA
La psicoterapia cognitivo-comportamentale utilizza diversi strumenti e tecniche terapeutiche integrativi e complementari al colloquio clinico. In particolare, si avvale di una importante componente pratica ed esperienziale che consiste in “compiti” concreti che il cliente svolge nel tempo che intercorre tra una seduta e l'altra, con l'obiettivo di mettere in pratica quanto appreso o discusso in terapia. I compiti possono consistere in osservazioni, esercizi di rilassamento, esposizione graduale a situazioni temute, “esperimenti” da applicare alla vita quotidiana, ecc... e sono finalizzati a far sì che il cliente possa esperire nuove e più funzionali modalità di comportamento in prima persona, seguendo un percorso graduale che lo porta progressivamente verso una maggiore capacità di gestione delle situazioni o degli aspetti di vita per lui problematici. Il terapeuta supervisiona con attenzione questo processo che consente, passando dal canale del comportamento, di raggiungere obiettivi funzionali anche sul versante cognitivo, emotivo e della rappresentazione del Sé.
La Dott.ssa Francesca Boveri utilizza la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale nell'ambito del trattamento della psicopatologia dell'adolescente e dell'adulto, con particolare riferimento ai Disturbi d'Ansia (ad es.: Attacchi di Panico, Agorafobia, ansia sociale, fobie, Disturbo Ossessivo-Compulsivo, ansia da esame), dell'Umore (Depressione, Distimia), al Gioco d'Azzardo Patologico, ai Disturbi del Sonno (ad es: insonnia), all'Ipocondria, ai Disturbi Sessuali, alle problematiche legate a situazioni di vita contingenti, a traumi con sviluppo di sintomatologia post-traumatica.
TECNICHE DI RILASSAMENTO
Le tecniche di rilassamento aiutano la persona a controllare la tensione muscolare e l'ansia, raggiungendo uno stato di calma psicologica e rilassamento fisico. Sono utili non solo quando è presente un Disturbo d'Ansia o quando si sta attraversando un periodo di vita caratterizzato da forte stress, ma anche quando si sta bene, poiché consentono di stare ancora meglio e di accrescere il proprio autocontrollo.
La Dott.ssa Francesca Boveri utilizza ed insegna, nel contesto della propria attività clinica, tecniche di rilassamento immaginativo, tecniche di respirazione lenta, Training Autogeno e Rilassamento Muscolare Progressivo.
EMDR
L'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è un approccio evidence based (la cui efficacia è stata studiata e convalidata secondo il metodo scientifico) che può essere integrato nei programmi terapeutici, aumentandone l'efficacia. Utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destra/sinistra, per migliorare la comunicazione tra gli emisferi cerebrali, favorendo un'elaborazione accelerata dell'informazione, con particolare riferimento ai ricordi. Il principale ambito di applicazione è, infatti, quello legato alle esperienze traumatiche, delle quali l'EMDR facilita l'elaborazione, consentendo l'attenuazione o la risoluzione della sofferenza emotiva ad esse connessa.
TRAINING DI COMUNICAZIONE ASSERTIVA
Il Training di Comunicazione Assertiva o Training di Assertività si configura come uno strumento di elezione per porre le basi al raggiungimento delle capacità di comunicazione interpersonale desiderata. E' finalizzato ad una migliore conoscenza di se stessi, attraverso l'analisi dei propri comportamenti manifesti e nascosti; alla costruzione di una buona immagine di sé privata e professionale, superando le paure e le inibizioni sociali; all'apprendimento di una modalità di comunicazione sicura ed efficace, attraverso l'incremento delle proprie abilità interpersonali; alla realizzazione di un comportamento equilibrato e costruttivo, privo di connotazioni di passività e/o aggressività. Utilizza una metodologia che privilegia l'aspetto esperienziale, con simulazioni di situazioni concrete (role playing) ed esercitazioni pratiche da mettere in atto nell'intervallo tra un incontro e l'altro. Può essere condotto individualmente o in gruppo.
L’approccio cognitivo-comportamentale
Il moderno approccio cognitivo-comportamentale, come suggerisce il nome, integra tecniche e strategie terapeutiche di tipo comportamentale con modalità d'intervento di tipo cognitivo.
Secondo questo approccio, pensieri, emozioni e comportamenti sono legati tra di loro sulla base di un’influenza reciproca, così che introducendo un cambiamento in una parte di questo sistema integrato è possibile modificare, in maniera duratura, anche gli altri elementi collegati. Ciò significa che una modificazione a livello delle modalità disfunzionali di pensiero porterà a cambiamenti sia a livello emotivo che comportamentale; allo stesso modo, agire sui comportamenti significherebbe introdurre dei cambiamenti sia nei pensieri che nelle emozioni ad essi connessi, e così via.
La Terapia Cognitivo-Comportamentale sostiene, quindi, la presenza di una complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti, sottolineando come molti dei nostri problemi (tra i quali quelli emotivi) siano influenzati da ciò che facciamo e ciò che pensiamo nel presente, nel qui ed ora.
Questo vuol dire che agendo attivamente ed energicamente sui nostri pensieri e sui nostri comportamenti attuali, possiamo liberarci da molti dei problemi che ci affliggono da tempo.
Un altro presupposto teorico è costituito dall'idea che ogni comportamento – funzionale o disfunzionale che sia – venga imparato attraverso modalità di apprendimento che derivano sia dall'esperienza diretta della persona che dall'eperienza indiretta o vicaria (apprendimento sociale), ovvero da quanto ci insegnano le altre persone, con il loro raccontare o con il loro stesso comportamento.
L’approccio cognitivo-comportamentale:
In questo modo, una buona parte del percorso psicologico viene svolto in prima persona dal cliente che ha la possibilità di esperire nuove e più funzionali modalità di comportamento in autonomia, sebbene sotto la supervisione attenta del terapeuta.
La validità dell’intervento cognitivo-comportamentale è documentata da ricerche scientifiche che ne dimostrano l’efficacia in relazione al trattamento di tutti i disturbi mentali, in molti casi con un’efficacia paragonabile al trattamento farmacologico, ma con una percentuale di ricadute al termine del trattamento generalmente inferiore.
Il trattamento cognitivo comportamentale appare dunque indicato per disturbi d'ansia, fobie, ossessioni-compulsioni, depressione, disfunzioni sessuali, disturbi da dipendenza, problemi psicopatologici dell'età evolutiva, psicopatologia nell'anziano.
Oltre alle applicazioni psicopatologiche, le tecniche cognitivo-comportamentali si dimostrano particolarmente efficaci e rapide per aiutare le persone a risolvere problemi di adattamento o crisi legate a particolari contingenze di vita, nonché difficoltà inerenti al contesto sociale o lavorativo, ansia da esame, reazioni disadattive al lutto, difficoltà di coppia o nella gestione dei figli, anche attraverso modalità alternative al trattamento psicoterapico.
Storia
L’approccio cognitivo-comportamentale nasce dall’unione delle teorie e pratiche comportamentiste, sviluppate a partire dagli anni ’50 da Hans J. Eysenck (Regno Unito), Joseph Wolpe (Sudafrica) e Burrhus F. Skinner (Stati Uniti) con le teorie e pratiche cognitiviste elaborate, a partire dagli anni ’70-’80, da Albert Ellis ed Aaron Beck in primis, cui hanno fatto seguito contributi significativi di altri autori, quali Albert Bandura, Martin E. P. Seligman, Arnold A. Lazarus e altri ancora.
Il nucleo comportamentista di questo approccio – le cui origini possono essere fatte risalire agli inizi del Ventesimo secolo ed alla tradizione scientifica della psicologia sperimentale, in particolare agli studi di J.B. Watson e I.P. Pavlov – aveva come proprio oggetto di studio il comportamento (umano ed animale) del quale aveva individuato alcune principali leggi di apprendimento. Secondo i primi comportamentisti, la psicopatologia consisteva, di fatto, in un insieme di comportamenti disfunzionali, risultato di apprendimenti altrettanto disadattivi. Tali comportamenti potevano, però, essere modificati attraverso tecniche che ne favorissero l’estinzione e, al contempo, portassero all’apprendimento di comportamenti alternativi ed utili. Grande importanza veniva data all’ambiente esterno, in grado di influenzare i comportamenti sulla base delle conseguenze che ad essi seguivano (positive o negative) o di meccanismi di “condizionamento classico” (abbinando un certo numero di volte uno stimolo neutro – come un suono – ad uno stimolo in grado di elicitare una risposta innata – come il cibo, che elicita una risposta di salivazione ad es. in un cane – il solo stimolo neutro diverrà in grado di produrre la “risposta incondizionata” – il solo udire il suono produce salivazione –, ora chiamata “risposta condizionata”).
Il nucleo cognitivo sorse successivamente, nel tentativo di includere all’interno del campo d’indagine dell’approccio anche i “comportamenti non direttamente osservabili”, quali processi di pensiero, aspettative ed emozioni, ignorati dai comportamentisti più radicali e considerati, all’opposto, fenomeni di centrale importanza dagli autori successivi e fattori in grado di mediare i processi di apprendimento. L’approccio cognitivo individua, così, una modalità di apprendimento che non era stata presa in considerazione dagli autori precedenti, l’ “apprendimento sociale”, e dà nuova importanza all’ambiente “interno” all’individuo, ovvero ai suoi processi di pensiero ed alla percezione di sé e del mondo.
[1] La durata media di una terapia a frequenza settimanale si colloca tra i 6 e i 12 mesi, sebbene possano esserci differenze significative in base alla problematica affrontata, alla sua durata, ai fattori concomitanti, alle risorse personali e ambientali, ecc...
PSICOTERAPIA INDIVIDUALE
Il problema del paziente è espressione di un disagio associato anche alla posizione che occupa all’interno del suo sistema di relazioni significative, familiari e sociali. L’obiettivo della psicoterapia consiste nell’aiutare il paziente a modificare tale posizione, in modo che ne consegua una diminuzione del disagio ad essa connesso ed un miglioramento dei suoi problemi. Il terapeuta “allena”, in un contesto cooperativo e protetto, il paziente a superare le difficoltà delle sue relazioni nella vita reale. Inoltre, la psicoterapia diventa un processo di ricostruzione della storia narrata dal paziente che vi introduce nuovi significati e nuove emozioni.
PSICOTERAPIA DI COPPIA
La coppia è composta di tre parti: due individui ed una relazione: io, tu, noi. Ogni parte è di egual valore, ogni parte deve avere spazio. Che l’amore iniziale tra una coppia continui a fiorire dipende da come le due persone fanno funzionare le tre parti. Perché ogni persona stia bene nella relazione, deve poter essere se stessa, sviluppare gli interessi e ricoprire i ruoli che maggiormente gli si addicono.
Poi le coppie hanno bisogno di raggiungere decisioni su cose che ora fanno insieme e che una volta i singoli partner trattavano da soli come soldi, cibo, tempo libero, lavoro, rapporti con le famiglie d’origine.
Molte coppie hanno l’illusione che, finché si amano a vicenda, tutto avverrà automaticamente. Ma il rapporto va costruito, necessita di una sua progettualità e di continue verifiche.
In gioco ci sono processi fondamentali, rispetto ai quali la coppia spesso entra in crisi: sicurezza, riconoscimento dei bisogni, riconoscimento dei desideri e delle aspettative reciproche.
La natura della relazione sarà fortemente influenzata dal modo in cui ogni partner si sente rispettato dall'altro e dal modo in cui i partner comunicano.
PSICOTERAPIA DI FAMIGLIA
Non tutti abbiamo una famiglia, ma tutti- salvo rari casi- ne abbiamo avuta una. Che ha avuto un grande influenza nel renderci come siamo, con le nostre risorse e le nostre difficoltà. All’interno della famiglia si può gioire ma anche soffrire come in ogni altra situazione umana; è anche possibile che vi nascano malesseri e difficoltà impossibili da affrontare e risolvere senza portare in terapia tutta la famiglia. Come una famiglia arriva in terapia? Ci posso essere alcuni momenti di squilibrio oppure equilibrio precario (nascita di un figlio, perdita di un familiare, perdita di un lavoro ad es.), situazioni intricate oppure immobili, emotivamente sovraccariche oppure apparentemente morte. La famiglia ha la sensazione di essere bloccata senza via di uscita. Può servire un aiuto esterno competente per far sì che la crisi sia occasione di evoluzione e non di stagnazione.
VALUTAZIONE PSICODIAGNOSTICA
In collaborazione con la dott.ssa Francesca Boveri, la dott.ssa Porrato effettua valutazioni psicodiagnostiche finalizzate a stabilire l'idoneità psicologica agli interventi di chirurgia bariatrica.